Descrizione estesa ITA | L’intero progetto consiste in due tipologie di intervento:
A) Re-introduzione di Unio elongatulus lungo il perimetro del Lago d’Orta al fine di promuovere il risanamento dei sedimenti littorali, cioè di quella parte di sedimenti lacustri che si trovano nella zona più soggetta a influenze esterne (accesso di bagnanti e di barche, ingresso di acqua di ruscellamento, ondazione, etc.) che causano un continuo rimescolamento del sedimento stesso e, di conseguenza, facilitano il rilascio nell’acqua delle sostanze tossiche presenti nei sedimenti. La deposizione di nuovo sedimento, non contenente sostanze tossiche, è il meccanismo che consente la formazione progressiva di uno strato pulito che isola gli strati di sedimento più profondi impedendo o riducendo progressivamente il rilascio delle sostanze contenute negli strati più profondi. Questo meccanismo funziona nelle aree più profonde del lago che si trovano nella zona pelagica, distante dalle rive. Al contrario, il “disturbo” continuo ed inevitabile del sedimento che avviene tipicamente lungo la linea di costa ostacola questo meccanismo di “isolamento” degli strati sedimentari profondi nelle aree littorali. Oltre ad avviare la decontaminazione (biologica) dei sedimenti, questa azione contribuisce al ripristino della “comunità biotica” del Lago d’Orta. Infatti, oltre ad essere bio-accumulatori (e quindi depuratori naturali) i bivalvi nativi facilitano la ricolonizzazione del fondale da parte delle altre specie che compongono la “comunità” bentonica (che vive a contatto o nei sedimenti). È questa una componente dell’ecosistema importante tanto quanto la “comunità” pelagica, più nota ai non esperti perché tramite la catena trofica (fitoplancton-zooplancton-pesce) sostiene l’attività economica della pesca. Tuttavia, un ecosistema composto solo dalla comunità pelagica è un sistema lontano dall’equilibrio, e quindi fragile, con ridotta capacità di “compensare” i fattori di disturbo. In altre parole, è un sistema con resilienza ridotta o nulla. Non a caso la Direttiva Quadro Europea, recepita dai diversi Paesi membri inclusa l’Italia, prevede la verifica del grado di complessità (biodiversità) e dello stato di equilibrio della comunità bentonica per la formulazione dell’indice di qualità degli ecosistemi acquatici.
B) Biomonitoraggio attivo per la valutazione in continuo ed in tempo reale dello stato ecologico delle aree litorali sfruttando i bivalvi come bio-sentinelle.
L’uso del bio-monitoraggio attivo si basa sulla necessità di rilevare i cambiamenti ambientali in tempo reale e a costi ridotti per ottimizzarne la gestione. I sistemi di monitoraggio in tempo reale sono stati gradualmente sviluppati per rilevare i cambiamenti fisico-chimici negli ecosistemi. I sensori sono fondamentali per qualsiasi sistema di monitoraggio di questo tipo; quindi, è stata sviluppata una gamma di sensori, la cui sensibilità migliora con i progressi della tecnologia. Attualmente, la maggior parte dei Paesi del mondo utilizza sistemi di monitoraggio in tempo reale sensibili ai fattori fisico-chimici per rilevare i disturbi agli ecosistemi acquatici, tra cui acque superficiali, acque sotterranee, effluenti e acqua potabile. I sensori fisico-chimici implicano costi di manutenzione elevati, riflettono solo variazioni localizzate e a breve termine degli ecosistemi acquatici; non possono essere usati per misurare gli effetti combinati di più fattori; non possono fornire informazioni sulle condizioni ecologiche in cui vivono gli organismi. Pertanto, sono stati sviluppati sistemi di allarme biologico (BEWS), che si basano sulle diverse risposte degli organismi ai disturbi. I bivalvi sono ampiamente usati a questo scopo già dal secolo scorso per la loro estrema sensibilità ai fattori di disturbo ambientale, per la rapidità ed affidabilità della loro risposta e per la facilità di rilevarla mediante metodi basati sulla registrazione di parametri comportamentali e fisiologici. |