Descrizione estesa ITA | La serie dei dati disponibili per le specie invasive di molluschi, monitorati senza finanziamento a partire dal 2010 (anno del primo rinvenimento di Corbicula e Sinanodonta) ha consentito di mettere in luce e assegnare una priorità alle criticità relative agli impatti sulla biodiversità, sulle reti trofiche pelagiche e bentoniche, e sulla fruibilità delle aree rivierasche. Tra queste, si è ritenuto di affrontare in prima istanza il problema emergente delle parassitosi, di crescente gravità sia a causa dell'ingresso delle specie invasive che dell'aumento dello stress climatico.
Oltre a comprendere molte specie aliene di maggiore impatto, delle quali tre già presenti nel Lago Maggiore (Dreissena polymorpha, Corbicula fluminea e Sinanodonta woodiana) i molluschi bivalvi sono anche i migliori indicatori per rilevamento, identificazione e mappatura della distribuzione di inquinanti chimici, fisici e biologici. Ampiamente usati per questi scopi a livello globale, la loro efficienza è stata dimostrata anche per l’attuale problema delle microplastiche (es. Browne et al. 2008; Von Moos et al., 2012; De Witte et al., 2014; Avio et al., 2015; Li et al., 2015, 2016; Kolandhasamy et al. 2018).
Benchè non ancora concluso, il progetto per l’identificazione dell’indicatore migliore per le microplastiche (www.cleansea-project.eu), cita il Mussel Watch quale esempio di biondicatore di valenza elevata e ribadisce le caratteristiche utili per la scelta dell’indicatore stesso.
i) deve appartenere al livello più basso della piramide trofica (filtratore o pascolatore) perchè rappresenta l’ingresso degli inquinanti verso tutti i livelli della rete trofica.
ii) deve essere sessile, in modo da riflettere l'esposizione nel luogo in cui è stato raccolto (o appositamente esposto, nel caso di biomonitoraggio attivo);
iii) deve possedere capacità di bioconcentrazione elevate per facilitare l’individuazione dei contaminanti presenti in tracce;
iv) deve essere incapace di biotrasformare ed eliminare molte sostanze tossiche per: a) facilitarne il rilevamento; b) fornire un dato di concentrazione proporzionale alla concentrazione nell’ambiente; c) fornire informazioni relative allo scenario peggiore, rappresentato da organismi privi di sistemi di detossificazione;
v) deve essere poco sensibile all’inquinante, in modo che possa sopravvivere all'esposizione e ad altre condizioni avverse senza morire prima che i contaminanti accumulati possano essere misurati;
vi) deve essere tollerante al mantenimento in gabbie per l’allestimento di un sistema di biomonitoraggio attivo (Mussel Watch; Mosselmonitor);
vii) infine, deve appartenente agli invertebrati, che richiedono personale meno addestrato per la raccolta e la manipolazione rispetto ai vertebrati (abbattimento del costo effettivo)
Oltre ai punti sopra menzionati, quando si selezionano le specie da usare come indicatori è bene considerare alcuni aspetti aggiuntivi quali:
i) Il campionamento può essere effettuato in modo economicamente vantaggioso mediante sinergie con programmi esistenti: ad es., il campione di Dreissena (raccolto per l’analisi di contaminanti nella Sezione 2) e il campione di bivalvi e gasteropodi (raccolti per analisi molecolare e parassitosi nella Sezione 3) possono essere utilizzati anche per l’analisi della concentrazione e distribuzione di microplastiche nelle aree litorali.
ii) le specie utilizzate forniscono indici direttamente collegabili all'impatto e agli effetti sull’intera comunità (es. mappa di distribuzione, concentrazione in ambiente). Per questo è utile la scelta di: a) “specie ombrello” (che per la loro reattività possono essere utilizzate per identificare gli impatti sulle altre specie) e b) specie per le quali è facile misurare la rata di assunzione dell’alimento e/o dell’inquinante (es. ingestione, assorbimento) per risalire alla concentrazione nell’ambiente, es i bivalvi filtratori;
iii) la stessa specie può essere utilizzata per valutare l’evoluzione temporale e la distribuzione spaziale dell’inquinante, nonché l'efficacia delle azioni di mitigazione, ad esempio permettendo di confrontare mappe di distribuzione dell’inquinante nel tempo e nello spazio.
Rispetto a quanto elencato, i bivalvi posseggono tutte le caratteristiche necessarie per essere qualificati come i bioindicatori più efficienti, utilizzati sia come bio-sentinelle per i sistemi di allarme precoce (Early Warning) che come bioaccumulatori sul breve e lungo termine (ad es: Browne et al. 2008; Wegner et al. 2012; Von Moos et al., 2012; Wright et al. 2013; De Witte et al., 2014; Van Cauwenberghe e Janssen, 2014; Van Cauwenberghe et al., 2015; Canesi et al. 2015; Paul-Pont et al., 2016; Setälä et al., 2016; Kolandhasamy et al. 2018).
L’uso dei molluschi bivalvi come bioindicatori appare, inoltre, appropriato per gli scopi della Sezione 3, poiché sono organismi chiave che rappresentano la comunità dell’area costiera litorale e/o sub-litorale.
In conclusione, per ottenere massima efficienza, ottimizzazione delle risorse disponibili, e dati certi di presenza/concentrazione di inquinante, si propone di sfruttare come bioindicatori i bivalvi delle specie native ed aliene che verranno raccolti nell’ambito del progetto “Specie aliene”. I bivalvi raccolti lungo il perimetro lacuale verranno analizzati sia per la verifica delle parassitosi che per l’analisi biomolecolare che per fornire un dato indicativo della presenza e distribuzione di microplastiche lungo il perimetro lacuale.
Per consentire di affrontare due problemi emergenti di pari interesse ed urgenza, mediante l’uso dello stesso bioindicatore, senza eccedere il budget disponibile si propone quindi:
- di potenziare la raccolta dei bivalvi lungo il perimetro lacuale aumentando il numero di stazioni e di campioni, ma effettuando i campionamenti una sola volta in ogni area;
- di utilizzare il medesimo campione sia per la verifica delle parassitosi che per la ricerca delle microplastiche ingerite e/o adese (Kolandhasamy et al. 2018);
- di utilizzare i campioni congelati storici disponibili presso il CNR ISE per la valutazione dell’evoluzione storica delle parassitosi e delle microplastiche in ambiente lacustre;
- di effettuare approfondimenti analitici o ripetizioni del campionamento solo qualora i risultati del primo screening lo rendessero necessario. |